Una verità irrisolta

Una verità irrisolta
ispirazione quindi impegno

mercoledì 24 febbraio 2021

2 articoli di Agenzia Fides sul caso dell'Ambasciatore in Congo

 

AFRICA/CONGO RD - “L’attacco all’Ambasciatore italiano è la manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da anni”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – L’ONG congolese per i diritti umani CEPADHO, nel porgere le condoglianze per l’uccisione di Luca Attanasio, del carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese Mustafa Milambo, condanna fermamente questo crimine e qualifica “l’attacco come una manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da diversi anni nel Nord Kivu”.
Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO “incoraggia le autorità congolesi a coinvolgere le forze armate congolesi, la Polizia, i Servizi di sicurezza civile e militare, nella ricerca attiva degli autori di questo barbarie, in modo che vengano arrestati e che rispondano penalmente per il loro atto. In questa occasione, CEPADHO invita le Grandi Potenze a mostrare più solidarietà con la RDC a caccia di gruppi armati e movimenti terroristici, in vista della loro eliminazione immediata e definitiva nell'est del paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)

AFRICA/CONGO RD - “L’Ambasciatore Attanasio era vicino al mondo missionario” dice una volontaria salesiana
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Luca Attanasio, l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, “era vicino al mondo missionario che opera nell’est del Paese”, dove è stato ucciso insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e all’autista congolese Mustafa Milambo. Lo afferma, in un colloquio con l’Agenzia Fides, Monica Corna, Capo missione salesiana VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) in RDC, che ha lavorato a fianco dei Salesiani per 18 anni.
“Il dottor Attanasio era bene conosciuto dalla comunità missionaria nel Nord Kivu” dice Monica Corna, che da 18 anni opera con il VIS presso il centro don Bosco a Goma, il capoluogo della provincia orientale congolese. “Era sicuramente una persona molto entusiasta, che credeva in quello che faceva” dice la volontaria. “L’Ambasciatore Attanasio si era recato nel Nord Kivu per constatare di persona la difficile realtà delle popolazioni locali: per lui era importante vedere una certa realtà per avere una visione diretta per essere un vero testimone”.
Sulla dinamica dell’agguato Monica Corna dice “non ho elementi per fare supposizioni su quel che è successo”, ma aggiunge che "se è comprensibile l’emozione che la morte dei nostri connazionali ha suscitato in Italia, non bisogna cedere alla rabbia e spero che un atto del genere non faccia dire a qualcuno 'basta aiuti al Congo'. Questo sarebbe andare contro lo spirito che ha animato l’Ambasciatore Attanasio, che credeva che la Repubblica Democratica del Congo dovesse avere il posto che le spetta tra le nazioni”.
“La reazione dei congolesi è di dolore e di sgomento” afferma la volontaria. “Molti si chiedono perché il nostro Paese deve far notizia a livello internazionale solo quando accadono tragedie del genere”.
In effetti la stampa internazionale si occupa della RDC e in particolare di questa area, solo quando nelle violenze sono coinvolti cittadini stranieri, soprattutto se occidentali. “Ma le violenze contro le popolazioni locali sono quasi quotidiane ma cadono nel silenzio” sottolinea la volontaria del VIS.
L’agguato che ha portato all’uccisione dei tre uomini è avvenuto nella mattinata di ieri, 22 febbraio, nei pressi del villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Le circostanze del triplice omicidio sono ancora in fase di accertamento. (L.M.) (Agenzia Fides 23/2/2021)

mercoledì 17 febbraio 2021

Da agenzia Fides : Due giovani cristiani incriminati con false accuse di blasfemia 17 febbraio 2021

 

ASIA/PAKISTAN - Due giovani cristiani incriminati con false accuse di blasfemia: gli avvocati contestano i reati
 
Lahore (Agenzia Fides) - Due giovani cristiani sono stati incriminati per blasfemia, accusati di aver predicato il cristianesimo a giovani musulmani e di aver disonorato pubblicamente l'islam, il Corano e il Profeta Maometto al Model Town Park di Lahore. I due sono Haroon Ayub Masih di 25 anni e Salamat Mansha Masih di 30 anni, membri di una comunità cristiana evangelica. L'arresto di uno degli imputati (l'altro è fuggito) è avvenuto subito dopo che Haroon Ahmad, un uomo musulmano, ha presentato denuncia alla stazione di polizia di Model Town contro i due giovani il 13 febbraio scorso, contestando la violazione delle "leggi sulla blasfemia", ovvero l'articolo 295 ai commi "a", "b" e "c" del Codice penale del Pakistan.
Secondo il denunciante, i due Haroon Ayub Masih e Salamat Mansha Masih si sono avvicinati a un gruppo di persone musulmane iniziando a predicare il cristianesimo e consegnando loro un libro in lingua urdu intitolato "Zindagi ka Paani" (Acqua della vita). Il musulmano Haroon Ahmad nel primo rapporto di indagine (First Information Report) dice: "I due uomini hanno iniziato a commettere blasfemia disonorando il Profeta Maometto, dicendo che era un vagabondo, che si è sposato per aumentare la sua generazione mentre Gesù non si è sposato e ha proclamato la verità". Aggiunge il rapporto, pervenuto a Fides : "Hanno detto che la Torah e i Vangeli sono libri veri e il Sacro Corano non dice la verità, hanno continuato a disonorare l'Islam, ferendo le nostre emozioni e sentimenti religiosi apertamente e pubblicamente ”. Il denunciante afferma inoltre: “Gli uomini cristiani hanno commesso blasfemia disonorando il Profeta Muhammad, il Sacro Corano e l'Islam. Vi chiedo di punire i due e la casa editrice secondo le leggi sulla blasfemia, per aver pubblicato e stampato questa letteratura ”.
La polizia ha avviato un procedimento ai sensi delle leggi sulla blasfemia 295 al comma "A" che incrimina "atti deliberati o dolosi volti a oltraggiare i sentimenti religiosi di qualsiasi persona, insultando la sua religione e credenze religiose", che prevede 10 anni di reclusione o multa; si cita poi il comma 295 B cioè "aver vilipeso il Sacro Corano" per il quale la pena è la reclusione a vita; e si formulano accuse secondo il 295 C per aver "usato osservazioni dispregiative, pronunciate, scritte direttamente o indirettamente che offendono il nome del Profeta Maometto o altri profeti" per cui è prevista la pena di morte obbligatoria.
Uno dei due cristiani, Salamat Mansha Masih, è stato arrestato dalla polizia mentre Haroon Ayub Masih è riuscito a fuggire e anche la sua famiglia si è nascosta.
L'avvocato cristiano Aneeqa Maria Anthony, responsabile della Ong "The Voice", che ha assunto la difesa legale di Haroon Ayub Masih, così chiarisce all'Agenzia Fides l'accaduto, rifendendo quanto ha raccontato Haroon Masih: "Stavamo studiando e discutendo per conto nostro del Nuovo Testamento, quando alcuni giovani di passaggio si sono fermati per ascoltare cosa stavamo dicendo. Dopo aver sentito che stavamo parlando della Bibbia, hanno chiesto informazioni e allora abbiamo dato loro un piccolo libro chiamato 'Acqua della vita' con alcuni estratti dal Nuovo Testamento. Non c'è niente di blasfemo in quel libro. Uno di loro ci ha chiesto di smettere di leggere e parlare della Bibbia in un luogo aperto, poiché non sarebbe consentito. Siamo rimasti scioccati nel sentire questo, perché non li abbiamo invitati ad ascoltarci. Abbiamo detto loro di non interferire poiché stavano , secondo i nostri diritti di cittadini, semplicemente parlando tra noi. A quel punto il confronto è diventato una discussione accesa e abbiamo preferito abbandonare il luogo".
Prosegue l'avvocato: "Alcuni dei giovani musulmani, però, hanno preso Salamat e lo hanno portato al responsabile della sicurezza del parco, accusandolo proditoriamente i due di aver predicato il cristianesimo e aver bestemmiato contro l'islam, ma questo è del tutto falso. Così lo hanno portato alla polizia ed è scattata la denuncia". Haroon Masih ha dichiarato: "Leggo la Bibbia con i miei fratelli, serviamo Dio in diversi luoghi del Pakistan. Non ho mai parlato contro nessuna religione. Rispetto il Profeta Maometto ”.
L'avvocato Anthony riferisce un altro aspetto delicato: la denuncia è registrata è firmata da Haroon Ahmad che non era presente sul luogo , non è un testimone oculare dei fatti, ma che è membro del movimento estremista "Tehrik-e Labaik", che ha voluto assumersi la responsabilità di accusare i due cristiani, affermando di "voler continuare a proteggere l'Islam da ogni male".
L'avvocato informa che la prima udienza sul caso è prevista il 24 febbraio e che, intanto ha ottenuto una cauzione provvisoria per Haroon Ayub Masih. E conclude: "Cerchiamo giustizia per due giovani cristiani innocenti. Il gruppo Tehrik e Labaik sembra aver preso il caso molto seriamente e violentemente e agisce in maniera minacciosa. Non ci lasceremo intimorire ma abbiamo bisogno del sostegno e della preghiera di tanti".
(PA-AG) (Agenzia Fides 17/2/2021)

domenica 14 febbraio 2021

La Cina sospende la licenza alla BBC

 Pechino ha sospeso la licenza alla BBC per violazioni “dei principi di veridicità e imparzialità del giornalismo.” La decisione, annunciata la sera del Capodanno lunare, giunge ad appena una settimana dalla sospensione del servizio dell’emittente statale cinese in Gran Bretagna (a causa dello stretto controllo del pcc) e dopo una serie di servizi sulle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e sulla gestione dell’epidemia. Secondo Li Haidong, professore presso l’Institute of International Relations della China Foreign Affairs University, non è escluso che la Cina decida di adottare ulteriori misure di ritorsione, “se la BBC non correggerà i suoi torti e smetterà di distorcere questioni come Hong Kong, Taiwan e Xinjiang.” “Espellere i giornalisti è una mossa ragionevole, perché se i giornalisti non riescono a raccontare la Cina reale, cacciarli è la cosa giusta da fare”, spiega il docente. Non sarebbe la prima volta. Nell’ultimo anno, reporter americani e australiani sono stati allontanati dal paese a causa del deterioramento dei rapporti con Washington e Canberra. Il ban comminato alla BBC ha valore soprattutto simbolico dal momento che l’emittente è disponibile quasi solo nelle catene alberghiere internazionali. Se non fosse che la misura è stata estesa anche a Hong Kong, dove l’emittente pubblica RTHK ha annunciato la sospensione del servizio. [fonte Reuters, GT]

martedì 9 febbraio 2021

Con Giulio l'università di Cambridge si è comportata in modo omertoso

 Roberto Saviano sottolinea le differenze tra l'università di Cambridge e l'università di Bologna nel proteggere i loro studenti: "Con Giulio Regeni, l'università di Cambridge è stata omertosa"


https://www.la7.it/atlantide/video/regeni-laccusa-di-saviano-con-giulio-luniversita-di-cambridge-si-e-comportata-in-modo-omertoso-08-02-2021-364141

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Panchina gialla per Giulio Regeni a Santa Marinella

 

Iniziativa di sostegno alla causa di Giulio Regeni, i cui assassini non sono stati ancora trovati dalla giustizia egiziana, con l’installazione di una panchina gialla con l’iniziativa lanciata dal gruppo facebook Noi che amiamo Santa Marinella.

“Acquisteremo la panchina con una raccolta fondi. Ringraziamo innanzitutto Maura Chegia che da subito si è resa disponibile per realizzare questa iniziativa e si preoccuperà personalmente a sbrigare tutte le pratiche e autorizzazioni necessarie.

La panchina verrà collocata in un posto suggestivo e cioè presso il promontorio al porticciolo ( terrazza sterrata ai piedi del castello ). Ci occorre ora trovare dei punti dove poter portare l’offerta tipo bar, negozi e attività varie”.

domenica 7 febbraio 2021

Da Vatican News:Preghiera per la liberazion dopo 4 anni

 

Suor Gloria Narvaez rapita in Mali nel 2017
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Sono ormai 4 anni, dal 7 febbraio del 2017, che è stata rapita la suora della congregazione delle Francescane di Maria Immacolata. Dietro la sua scomparsa, ci ... 

Patrick Zaki, un anno dopo

 Quando il governo Gentiloni commise l’errore di rimandare l’ambasciatore italiano in Egitto, il giorno di Ferragosto del 2017, affinché l’opinione pubblica fosse sufficientemente distratta e in vacanza per non scendere in piazza indignata, il mio primo pensiero andò ai genitori di Giulio Regeni. Il secondo, tuttavia, andò alle regole essenziali della geo-politica e delle relazioni internazionali. Ebbene, lo dicemmo allora e lo confermiamo adesso: quella scelta fu un clamoroso errore, non solo per la disumanità che reca con sé quanto, più che mai, per le conseguenze che essa avrebbe avuto per il nostro Paese. Chiunque conosca l’importanza dei rapporti di forza, sa infatti che in politica estera, specie con nazioni rette da regimi dittatoriali in cui non esiste proprio il concetto di diritti umani, l’unica possibilità che si ha di prevalere su bande, ras locali, capitribù e tagliagole di varia natura è quella di non mostrare mai la propria debolezza, dovuta al fatto di avere remore che una dittatura non si pone minimamente. Serve anche una buona capacità diplomatica, ma da questo punto di vista siamo forse i migliori al mondo, considerando la qualità dei nostri ambasciatori e l’esperienza e la preparazione di tutto il personale della Farnesina.

Serve, tuttavia, anche un minimo di fermezza, la cognizione di essere l’Italia, un paese del G7, un paese cui non si può continuare a mentire impunemente come sta facendo il regime di al-Sisi in merito al caso Regeni, un paese che non si può prendere in giro fino al punto di tenere in prigione un ragazzo accusato di non si è ancora ben capito cosa. Ebbene, la vicenda di Patrick Zaki è emblematica della nostra fragilità, dell’ingiustizia di una tirannia invereconda, della necessità di concedergli subito la cittadinanza italiana e del dovere morale che ha la nostra categoria di tenere accesi i riflettori su una tragedia che non può essere derubricata a questione secondaria, neanche in una fase così travagliata della nostra vita politica e civile.
Perché Patrick, al pari di Giulio Regeni, ci riguarda. Studiava in Italia, precisamente a Bologna, ed è nostro dovere far sì che vi torni quanto prima, che cessi la vera e propria tortura che sta subendo e che il nostro paese faccia sentire con vigore la propria voce, senza nazionalismi da operetta o nostalgie ducesche ma con l’autorevolezza di una sana politica mediterranea che favorisca la crescita della democrazia là dove sta attecchendo e non si pieghi al cospetto di despoti contro cui battersi è un preciso dovere.
Patrick Zaki, un anno dopo. Guai ad abbassare la guardia su un dramma che coinvolge da vicino tutti noi.

A Treviso torna lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni”

 

A Treviso torna lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni”

Appeso oggi in municipio a Cà Sugana, nel 2018 la stessa amministrazione lo aveva rimosso da palazzo dei Trecento


martedì 2 febbraio 2021

“Con Giulio Regeni tutti una grande famiglia”(fonte Irpinia News)

 

Patrick Zaki è cittadino onorario di Avellino: “Con Giulio Regeni tutti una grande famiglia”

1 Febbraio 2021

Renato Spiniello – Un Consiglio Comunale flash convocato in modalità mista concede la cittadinanza onoraria di Avellino a Patrick Zaki, lo studente dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna arrestato durante un viaggio in Egitto e da quasi un anno prigioniero a Il Cairo. Un arresto illegale secondo Amnesty International che ne chiede con forza il rilascio insieme a famiglia e amici e che, sulla scorta dell’uccisione dell’italiano Giulio Regeni, ha destato scalpore e solidarietà.

Tanti i comuni che in Italia hanno approvato la delibera di conferimento della cittadinanza al giovane attivista egiziano, a partire proprio da Bologna. Con esito immediato – e con 22 voti a favore e quello contrario del capogruppo del Movimento 5 Stelle Luigi Urciuoli – è stata concessa l’onorificenza a Zaki anche ad Avellino.

L’assise monotematica è stata convocata su richiesta del capogruppo di Avellino Prende Parte Francesco Iandolo. “Zaki sta subendo cose irrispettose per un essere umano, il nostro impegno deve riguardare la sua scarcerazione da accuse ingiuste e infondate” afferma quest’ultimo nel suo intervento, ricordando che già tante città italiane hanno concesso l’onorificenza e anche alcuni comuni limitrofi come Atripalda, Cesinali e Aiello del Sabato. “Vogliamo che Patrick sia considerato no uaglione r’Avellino” chiosa Iandolo.

“Con questa iniziativa vogliamo contribuire a vincere una battaglia mondiale” aggiunge il sindaco Gianluca Festa. A Palazzo di Città sarà riproposto anche lo striscione per la ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni. “Siamo una grande famiglia e rappresentiamo un unico grande pensiero” conclude la fascia tricolore.

Da Agenzia Fides 2 febbraio 2021

 


ASIA/PAKISTAN - Leader religiosi islamici difendono l'infermiera cristiana accusata di blasfemia

 

Karachi (Agenzia Fides) - “A nessuno deve essere permesso di farsi giustizia da sé, né di abusare delle leggi sulla blasfemia. Tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all'infermiera cristiana in ospedale. Il Governo del Pakistan non tollererà questi abusi": come appreso dall'Agenzia Fides, è quanto ha dichiarato Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, assistente speciale del Primo Ministro per l'armonia religiosa. Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, religioso musulmano a capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan, ha espresso indignazione e dolore per il trattamento violento riservato a Tabitha Nazir Gill, donna cristiana accusata di blasfemia il 28 gennaio mentre lavorava al Sobhraj Maternity Hospital, e ha promesso una attenta indagine sull'incidente, per scandagliare ogni abuso.
Tabitha Nazir Gill è stata accusata di aver commesso blasfemia dai suoi colleghi il 28 gennaio mattina, dopodiché è stata trascinata sul pavimento dell'ospedale, percossa, minacciata, legata e torturata per ore, fino a quando la polizia non ha raggiunto l'istituto e l'ha presa in custodia. I funzionari di polizia, dopo una prima indagine, l'avevano rilasciata senza alcun addebito (vedi Fides 29/01/2021), ma il giorno successivo hanno registrato una denuncia (First Information Report) contro dei lei dopo le proteste dei gruppi musulmani (vedi Fides 30/01/2021), che la accusano di aver usato termini dispregiativi sui profeti Adamo, Abramo e Maometto, reato punibile secondo l'articolo 295 C del Codice penale pakistano.
Il leader islamico Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l'attacco e la violenza e, in un videomessaggio consultato da Fides, afferma:
“È stato vergognoso vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell'Islam, e comunica un messaggio e un'immagine sbagliata dell'Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l'Islam, che non diffonde violenza".
Condividendo le sue preoccupazioni sul recente caso di Tabitha Gill, Shehryar Raza Abidi cita uccisioni extragiudiziali avvenute in passato, ricordando il caso del governatore del Punjab, Salam Taseer, ucciso nel 2011, che aveva solo rimarcato l' uso improprio delle leggi sulla blasfemia . E aggiunge: “Se poi si trasformano gli assassini in eroi dell'Islam, è un'altra cosa triste che rovina l'immagine dell'Islam e del Pakistan. L'Islam ci insegna a stare con gli oppressi, ad opporci alla violenza, a proteggere i deboli: come seguaci del Profeta Maometto, dobbiamo essere misericordiosi ”.
Il leader musulmano, esprimendo preoccupazioni per il crescente estremismo e fondamentalismo nel paese, chiosa: “Le azioni violente non offrono il vero messaggio dell'Islam e danneggeranno anche le nostre generazioni future. Esorto tutti i miei fratelli musulmani ad essere messaggeri di misericordia e amano testimoniare l'autentico Islam ”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 2/2/2021)