Una verità irrisolta

Una verità irrisolta
ispirazione quindi impegno

lunedì 16 marzo 2009

tigri (Radiovaticana)


Delegazione di vescovi in visita nei campi profughi dello Sri Lanka

◊ La Chiesa dello Sri Lanka - riferisce L’osservatore Romano - mobilita le sue strutture per portare aiuti materiali e conforto spirituale nei campi profughi. Una delegazione della Conferenza episcopale, guidata dal presidente Joseph Vianney Fernando, si è recata la scorsa settimana in 13 centri dove sono raccolte circa 40 mila persone, scampate alla furia dei combattimenti tra l’Esercito del Governo di Colombo e i guerriglieri del Movimento Tigri per la liberazione dell’Eelam Tamil (Ltte). Mons. Norbert Marshall Andradi, segretario della Conferenza episcopale, ha riferito che i vescovi cattolici sono stati i primi religiosi ad entrare nei campi profughi e che le autorità civili hanno chiesto alla Chiesa cattolica l’invio di suore per assistere le donne e i bambini. Allertata anche la Caritas nazionale che sta già provvedendo a reperire materiale scolastico ed insegnati volontari per consentire piccoli rifugiati di riprendere la scuola. In questi giorni - riferisce l'agenzia Misna - quasi 2000 civili sono fuggiti dalle zone di combattimento nel fine settimana mentre i soldati avanzano nei 30 chilometri quadrati dove si concentra l’ultima resistenza delle ‘Tigri tamil’; secondo dati forniti dai militari oltre 900 persone hanno raggiunto a piedi Puthukkudiyiruppu, controllata dall’esercito, mentre 62 sono fuggite via mare; sabato, i fuggitivi sono stati 1015, di cui 420 via mare. Oggi l’ufficio Onu a Colombo ha denunciato l’arruolamento forzato di tre suoi dipendenti da parte dei ribelli tamil nella zona dei combattimenti. Sarebbero centinaia i civili, adulti e ragazzi, costretti dalle Ltte ad imbracciare le armi nell’estremo tentativo di respingere i soldati. (R.G.)

Africa per Benedetto XVI: dalla Radiovaticana


Dalle Carmelitane di Yaoundé 50 mila ostie per la visita del Papa in Camerun

◊ Sono le monache carmelitane del monastero che si trova nel quartiere Etoudi di Yaoundé ad aver preparato le 50 mila ostie che saranno distribuite ai fedeli durante la visita di Benedetto XVI in Camerun. Per i sacerdoti sono pronte invece 1.800 particole. Per la Messa allo stadio Ahmadou Ahidjio, dove il Papa consegnerà ai vescovi dell’Africa l’Instrumentum Laboris della II Assemblea Speciale per l’Africa, il 19 marzo, le religiose sono state incaricate anche dei paramenti sacri. Intanto nelle diverse diocesi del Camerun proseguono momenti di preghiera e celebrazioni per il buon esito della visita pastorale del Pontefice, mentre gruppi di sacerdoti, religiosi e laici si preparano a raggiungere la capitale il 16 marzo. A Douala, invece, i fedeli seguiranno le tappe del Papa attraverso Radio Veritas. “Il Camerun è l’Africa in miniatura – ha dichiarato qualche giorno fa il nunzio apostolico mons. Eliseo Antonio Ariotti – è un Paese bilingue che presenta una grande diversità culturale e religiosa. Un Paese ideale per il Pontefice per rivolgersi all’Africa”. E in questi giorni sono sempre più numerosi i fedeli che a Yaoundé stanno acquistando le stoffe realizzate appositamente per la visita di Benedetto XVI commissionate dall’arcidiocesi e t-shirt con l’effige del Papa. (T.C.)


La Chiesa dell’Angola si prepara ad incontrare il Papa

◊ Sono attesi 500 mila fedeli alla celebrazione che sarà presieduta dal Papa il 23 marzo a Cimangola, una delle tappe della sua visita pastorale in Angola. A spiegare ai giornalisti i dettagli dell’organizzazione è stato mons. Filomeno Vieira Dias, coordinatore della Commissione delle attività per il viaggio di Benedetto XVI in Angola. Almeno 4 mila persone rappresenteranno le diverse arcidiocesi del Paese e troveranno ospitalità nelle scuole cattoliche, organizzate per l’occasione in centri d’accoglienza. Per mons. Vieira Dias la visita del Papa in Angola è una grande opportunità perché gli angolani offrano al mondo l’immagine di un popolo unito e speciale. “Questa visita – ha detto – animerà i fedeli ed aiuterà la Chiesa Cattolica ad unire e sviluppare la sua missione di evangelizzazione in Angola. Incoraggerà, conforterà e stimolerà gli angolani sulla necessità di integrare gli sforzi per la ricostruzione nazionale, la riconciliazione e la pacificazione”. Mons. Vieira Dias ha aggiunto che l’arrivo del Papa darà vita a momenti di riflessione collettiva su diverse questioni, specialmente sulle questioni sociali. “Il nostro Paese si dibatte ancora per il radicamento della fame e talvolta questo problema è provocato dalla mancanza di coscienza di alcune persone che non vogliono fare nulla pur avendo le forze e i mezzi. Spero che le sagge parole del Pontefice aiutino le persone a rimboccarsi le maniche e a lavorare” ha detto l’artista angolano Tomás Ana che nella visita del Papa vede un momento importante per il Paese. Per Ana Benedetto XVI darà un messaggio di pace e di gioia e bisognerà accoglierlo a braccia aperte. (T.C.)

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mercoledì 11 marzo 2009

Benedetto il suo Santo Nome

Malaysia: campagna sull’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani

◊ Un gruppo di cristiani della provincia del Sabah, in Malaysia, ha lanciato una raccolta di firme per chiedere che venga tolto il divieto dell’uso della parola “Allah” da parte dei non musulmani. La campagna, iniziata nei giorni scorsi, andrà avanti fino al 29 marzo e ha già raccolto migliaia di firme, anche di musulmani e indù. In aprile le firme, raccolte on-line e su carta, saranno presentate al primo ministro Abdullah Ahmad Badawi. L’iniziativa - riferiscono le agenzie Ucan e AsiaNews - segue la recente marcia indietro del governo malese, che dopo avere rinnovato il permesso di pubblicazione al settimanale cattolico locale “The Herald”, senza restrizioni, ha poi riaffermato il divieto di indicare Dio con il termine Allah in pubblicazioni espressamente destinate a fedeli cristiani, minacciando sanzioni. L’interdizione riguarda anche testi e riti liturgici ed è da tempo contestata dalle Chiese cristiane, secondo le quali essa è in contrasto con il contesto culturale e normativo del Paese, dove la Costituzione garantisce libertà di parola e di espressione. In lingua malese, inoltre, non c’è un altro termine, oltre a quello di “Allah”, per indicare Dio. Sulla base di queste argomentazioni l’arcidiocesi di Kuala Lumpur ha deciso di citare in giudizio il governo. Lo scorso 27 febbraio vi è stata la prima udienza al processo, aggiornato al 28 maggio. Anche la Chiesa evangelica del Borneo è ricorsa in giudizio. Essa ha infatti ricevuto l’ingiunzione di non importare libri cristiani che contengono la parola “Allah”. I cristiani in Malaysia costituiscono intorno al 10% della popolazione, in maggioranza musulmana. La maggior parte è concentrata nelle province del Sabah e del Sarawak, nell’isola del Borneo. (L.Z.)