AFRICA/LIBIA - “La comunità cattolica non è stata coinvolta negli scontri” dice a Fides il Vicario Apostolico di Tripoli
Tripoli (Agenzia Fides) - “Dal luogo nel quale mi trovo non constato niente, la città è silenziosa ed è ferma. Non c’è niente che faccia pensare agli scontri, anche se ho avuto notizie di scontri e saccheggi avvenuti nella notte. La comunità cattolica non ha incontrato finora particolari difficoltà” dice all’Agenzia Fides S.E. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Molti fedeli si recano nelle nostre chiese per implorare la pace. Le due chiese, di Tripoli e di Bengasi, non hanno subito alcuna offesa. Le diverse comunità di religiose che operano negli ospedali della Cirenaica (Bengasi, Tobruk e altre località) sono impegnate a curare i feriti degli scontri. In ogni città della zona c’è una comunità religiosa femminile. A Tripoli vi sono le suore di Madre Teresa che lavorano in alcuni centri sociali”.
Mons. Martinelli spiega che la Chiesa in Libia opera a favore delle numerose comunità di fedeli stranieri, provenienti dall’Asia, da altri Paesi africani e dall’Europa. “Oltre al servizio pastorale offriamo anche un servizio sociale perché abbiamo un gran numero di immigrati (eritrei e di altri Paesi dell’Africa sub-sahariana) che hanno come punto di riferimento la Chiesa. Per queste persone le nostre chiese sono sia luogo di culto che luogo di assistenza e di socializzazione”.
Secondo le informazioni di agenzia in Libia, ed in particolare in Cirenaica (est del Paese) è in atto una rivolta della popolazione repressa nel sangue dalle forze di sicurezza. I morti e i feriti sarebbero centinaia. (L.M.) (Agenzia Fides 21/2/2011)
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lunedì 21 febbraio 2011
sabato 19 febbraio 2011
Internet e fame nel mondo
EUROPA/ITALIA - Un nuovo servizio per portare la connessione internet nelle zone remote del mondo
Roma (Agenzia Fides) - Nel 2010 in Africa Sub-Sahariana solo 6 persone su 100 hanno utilizzato internet. Nella Repubblica Democratica del Congo, dove il Movimento Lotta Fame nel Mondo (MLFM) ha già installato 10 parabole, questo indice scende allo 0,5%. Questi dati sono sconcertanti se si pensa che nel mondo occidentale l’accesso a internet oscilla tra il 49% dell’Europa e il 70% degli Stati Uniti d’America. I paesi più poveri del mondo come Niger, Sierra Leone e Repubblica Democratica del Congo non arrivano all’1%. Il divario tecnologico e informatico rappresenta un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico in una società dell’informazione come quella attuale, poiché impedisce alle informazioni di circolare e quindi ai popoli di crescere in termini di accesso alle opportunità globali, all’educazione e alla consapevolezza dei propri diritti. Secondo quanto comunica all’Agenzia Fides il MLFM, da un decennio l'organizzazione combatte il digital divide attraverso progetti specifici volti non solo al semplice accesso alle tecnologie, ma anche a particolari metodologie di aiuto e supporto quali la telemedicina e la formazione a distanza. MLFM, al fine di ampliare il raggio d’azione della sua missione, ha fondato internet4dev, per offrire le proprie competenze e i servizi ad esse annessi a tutti gli enti che operano nel settore dello sviluppo fornendo loro un servizio internet economicamente sostenibile ed efficiente attraverso la tecnologia satellitare. (AP) (19/2/2011 Agenzia Fides)
Roma (Agenzia Fides) - Nel 2010 in Africa Sub-Sahariana solo 6 persone su 100 hanno utilizzato internet. Nella Repubblica Democratica del Congo, dove il Movimento Lotta Fame nel Mondo (MLFM) ha già installato 10 parabole, questo indice scende allo 0,5%. Questi dati sono sconcertanti se si pensa che nel mondo occidentale l’accesso a internet oscilla tra il 49% dell’Europa e il 70% degli Stati Uniti d’America. I paesi più poveri del mondo come Niger, Sierra Leone e Repubblica Democratica del Congo non arrivano all’1%. Il divario tecnologico e informatico rappresenta un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico in una società dell’informazione come quella attuale, poiché impedisce alle informazioni di circolare e quindi ai popoli di crescere in termini di accesso alle opportunità globali, all’educazione e alla consapevolezza dei propri diritti. Secondo quanto comunica all’Agenzia Fides il MLFM, da un decennio l'organizzazione combatte il digital divide attraverso progetti specifici volti non solo al semplice accesso alle tecnologie, ma anche a particolari metodologie di aiuto e supporto quali la telemedicina e la formazione a distanza. MLFM, al fine di ampliare il raggio d’azione della sua missione, ha fondato internet4dev, per offrire le proprie competenze e i servizi ad esse annessi a tutti gli enti che operano nel settore dello sviluppo fornendo loro un servizio internet economicamente sostenibile ed efficiente attraverso la tecnologia satellitare. (AP) (19/2/2011 Agenzia Fides)
Il Papa ai vescovi delle Filippine
VATICANO - “Le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se coloro che le propongono credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente”: il Papa ai Vescovi delle Filippine
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Mentre le Filippine continuano ad affrontare molte sfide nell’ambito dello sviluppo economico, dobbiamo riconoscere che questi ostacoli a una vita di gioia e di realizzazione non sono gli unici sassi d’inciampo che la Chiesa deve fronteggiare. La cultura filippina deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi”. Lo ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI rivolgendosi al secondo gruppo di Vescovi delle Filippine ricevuti in udienza il 18 febbraio, in occasione della loro visita Ad Limina.
Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della predicazione dei Vescovi e dei sacerdoti “affinché ogni cattolico comprenda nel profondo il fatto, capace di trasformare la vita, che Dio esiste, che ci ama e che in Cristo risponde alle domande più profonde della nostra vita”. Quindi ha ricordato i “benefici effetti” del secondo Concilio Plenario delle Filippine, che ha stimolato molte diocesi a realizzare “programmi pastorali incentrati sulla trasmissione della buona novella della salvezza. Allo stesso tempo, occorre riconoscere che le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente.” Benedetto XVI ha poi citato la positiva esperienza delle comunità ecclesiali di base, che laddove sono guidate da persone motivate dalla forza dell’amore di Cristo, “si sono dimostrate degni strumenti di evangelizzazione operando insieme alle parrocchie locali”. Molto positiva è anche la fioritura di numerose organizzazioni laicali: “i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore” ha detto il Pontefice.
Riguardo poi all’evangelizzazione dei giovani, Benedetto XVI ha lodato “il paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli”, incoraggiando “a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità”. “Occorre anche preoccuparsi di mostrare ai giovani l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell’aiuto di Dio. Ciò vale in modo particolare per il sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà”. Nell’ambito della pastorale giovanile rientra anche la promozione vocazionale, che ha prodotto numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. “Tuttavia – ha evidenziato il Papa -, il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati sia in patria sia all’estero è ancora pressante… Insieme a voi, dunque, prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito. Possa la missione evangelizzatrice della Chiesa essere sostenuta dai meravigliosi doni che il Signore offre a coloro che chiama! Da parte vostra, come Pastori desidererete offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana.” (SL) (Agenzia Fides 19/02/2011)
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Mentre le Filippine continuano ad affrontare molte sfide nell’ambito dello sviluppo economico, dobbiamo riconoscere che questi ostacoli a una vita di gioia e di realizzazione non sono gli unici sassi d’inciampo che la Chiesa deve fronteggiare. La cultura filippina deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi”. Lo ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI rivolgendosi al secondo gruppo di Vescovi delle Filippine ricevuti in udienza il 18 febbraio, in occasione della loro visita Ad Limina.
Il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della predicazione dei Vescovi e dei sacerdoti “affinché ogni cattolico comprenda nel profondo il fatto, capace di trasformare la vita, che Dio esiste, che ci ama e che in Cristo risponde alle domande più profonde della nostra vita”. Quindi ha ricordato i “benefici effetti” del secondo Concilio Plenario delle Filippine, che ha stimolato molte diocesi a realizzare “programmi pastorali incentrati sulla trasmissione della buona novella della salvezza. Allo stesso tempo, occorre riconoscere che le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente.” Benedetto XVI ha poi citato la positiva esperienza delle comunità ecclesiali di base, che laddove sono guidate da persone motivate dalla forza dell’amore di Cristo, “si sono dimostrate degni strumenti di evangelizzazione operando insieme alle parrocchie locali”. Molto positiva è anche la fioritura di numerose organizzazioni laicali: “i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore” ha detto il Pontefice.
Riguardo poi all’evangelizzazione dei giovani, Benedetto XVI ha lodato “il paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli”, incoraggiando “a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità”. “Occorre anche preoccuparsi di mostrare ai giovani l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell’aiuto di Dio. Ciò vale in modo particolare per il sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà”. Nell’ambito della pastorale giovanile rientra anche la promozione vocazionale, che ha prodotto numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. “Tuttavia – ha evidenziato il Papa -, il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati sia in patria sia all’estero è ancora pressante… Insieme a voi, dunque, prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito. Possa la missione evangelizzatrice della Chiesa essere sostenuta dai meravigliosi doni che il Signore offre a coloro che chiama! Da parte vostra, come Pastori desidererete offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana.” (SL) (Agenzia Fides 19/02/2011)
giovedì 17 febbraio 2011
ASIA/COREA DEL SUD - Restrizioni sui visti per i missionari cristiani che intendono recarsi all’estero
Seul (Agenzia Fides) – Il governo sudcoreano ha imposto limitazioni alla concessione di visti per i missionari cristiani coreani che intendono recarsi all’estero, specialmente nei paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale, a maggioranza islamica. Come riferiscono a Fides fonti locali, la misura ha creato malumori nella comunità cristiana, specialmente in quei gruppi cristiani protestanti che promuovono un movimento missionario di vasta portata: si calcola infatti che ogni anno circa 1.000 missionari laici cristiani, di diverse denominazioni, si rechino all’estero per evangelizzazione, spesso introducendosi in gruppi di ricerca, in attività di cultura e di cooperazione allo sviluppo.
Secondo il governo coreano, il provvedimento serve a tutelare l’immagine della nazione e la sicurezza della comunità coreana in diaspora, che è una delle maggiori del pianeta: sono infatti oltre 5 milioni i coreani che soggiornano all’estero, sparsi nei cinque continenti. Attività di “proselitismo troppo aggressivo”, anche in quei paesi islamici dove è vietato, possono creare pregiudizi e ostilità verso l’intera comunità di immigrati coreani.
Il governo ha ricordato alcuni precedenti: nei giorni scorsi l’Uzbekistan ha espulso dal paese un predicatore cristiano coreano, che conduceva attività missionaria non autorizzata. Stessa sorte è toccata, lo scorso anno, ad altri sette cristiani coreani. La Corea ha ricevuto una lamentela ufficiale dal governo uzbeko. Nel 2009 un pastore coreano è stato espulso dal Marocco, mentre altri missionari sono entrati in Mauritania e in Pakistan. Nel 2007 i talebani hanno rapito 23 volontari coreani cristiani in Afghanistan e due di loro stati uccisi. Nel 2004 un missionario coreano è stato freddato in Iraq da un gruppo terrorista islamico. Il Ministero degli Esteri di Seul ha dunque giustificato il nuovo provvedimento con il timore di nuovi rapimenti o uccisioni di civili coreani e spiegando di dover operare per garantire protezione e sicurezza ai cittadini coreani espatriati. I gruppi missionari cristiani in Corea hanno criticato questa mossa parlando di “indebita volontà di controllo delle attività missionarie”. (PA) (Agenzia Fides 17/2/2011)
Secondo il governo coreano, il provvedimento serve a tutelare l’immagine della nazione e la sicurezza della comunità coreana in diaspora, che è una delle maggiori del pianeta: sono infatti oltre 5 milioni i coreani che soggiornano all’estero, sparsi nei cinque continenti. Attività di “proselitismo troppo aggressivo”, anche in quei paesi islamici dove è vietato, possono creare pregiudizi e ostilità verso l’intera comunità di immigrati coreani.
Il governo ha ricordato alcuni precedenti: nei giorni scorsi l’Uzbekistan ha espulso dal paese un predicatore cristiano coreano, che conduceva attività missionaria non autorizzata. Stessa sorte è toccata, lo scorso anno, ad altri sette cristiani coreani. La Corea ha ricevuto una lamentela ufficiale dal governo uzbeko. Nel 2009 un pastore coreano è stato espulso dal Marocco, mentre altri missionari sono entrati in Mauritania e in Pakistan. Nel 2007 i talebani hanno rapito 23 volontari coreani cristiani in Afghanistan e due di loro stati uccisi. Nel 2004 un missionario coreano è stato freddato in Iraq da un gruppo terrorista islamico. Il Ministero degli Esteri di Seul ha dunque giustificato il nuovo provvedimento con il timore di nuovi rapimenti o uccisioni di civili coreani e spiegando di dover operare per garantire protezione e sicurezza ai cittadini coreani espatriati. I gruppi missionari cristiani in Corea hanno criticato questa mossa parlando di “indebita volontà di controllo delle attività missionarie”. (PA) (Agenzia Fides 17/2/2011)
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