Una verità irrisolta

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ispirazione quindi impegno

giovedì 4 novembre 2010

2 articoli di fides news sulla situazione in Iraq

ASIA/IRAQ - Il vuoto politico genera violenza e insicurezza per i cristiani
Baghdad (Agenzia Fides) – “Come cristiani dell’Iraq dovremo essere molto attenti e prudenti nei prossimi mesi, per vedere se la violenza verso i cristiani finirà e come i problemi della nostra sicurezza e del terrorismo saranno affrontati e risolti. Attualmente il paese non ha un governo e questa è una delle ragioni per cui subiamo questi attacchi: il vuoto politico genera mancanza di sicurezza, il terrorismo approfitta di questa situazione”: è quanto dichiara all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Avak Asadourian, Primate della Chiesa Armena Ortodossa in Iraq, e Segretario Generale del “Consiglio dei Leader delle Chiese cristiane dell’Iraq”, che riunisce i capi di 14 chiese cristiane del paese.
All’indomani della strage compiuta il 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, l’Arcivescovo definisce la situazione attuale dei cristiani, segnata da “lutto, paura e sofferenza”.
Il “Consiglio dei Leader delle Chiese cristiane dell’Iraq”, spiega a Fides l’Arcivescovo, si riunirà ufficialmente nei prossimi giorni “per discutere approfonditamente di tali problemi, per concordare incontri con leader e autorità civili, per decidere insieme i passi da compiere. E’ necessario che i cristiani dell’Iraq si muovano uniti per vivere con fede e speranza in questi tempi molto tristi e difficili”.
“Noi cristiani – continua il Primate – siamo antichi abitanti di questa terra: non solo in Iraq ma in tutto il Medio Oriente la nostra presenza risale a molti secoli fa. In Iraq abbiamo sempre vissuto all’insegna della coesistenza e della fratellanza con le altre comunità religiose. Viviamo insieme da secoli, ma oggi la nostra presenza viene messa in pericolo. Abbiamo contribuito a plasmare e a fecondare questa terra seminando pace, amore, giustizia. E vogliamo continuare a farlo nel futuro”. (PA) (Agenzia Fides 4/11/2010)
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ASIA/IRAQ - “No all’emigrazione dei fedeli”: appello dei politici cristiani
Baghdad (Agenzia Fides) – “Già 4 milioni di iracheni sono all’estero: hanno lasciato un paese che non garantisce prosperità, lavoro, istruzione, un paese dove non c’è pace. Fra loro vi sono molti cristiani. Credo che in tal modo l’Iraq si impoverisca e che si faccia il gioco dei terroristi: chiediamo a tutti i cristiani di non andare via, di resistere e di lottare per la giustizia, per la dignità, per la libertà e per i diritti umani. Sono certo che un domani, quando il paese sarà riconciliato, gli iracheni all’estero e i tanti fedeli cristiani vorranno ritornare nella loro terra”: è l’appello lanciato tramite l’Agenzia Fides da Yonadam Kanna, parlamentare cristiano e Segretario Generale del Movimento Democratico Assiro.
Kanna, che occupa uno dei cinque seggi riservati alle minoranze cristiane nel Parlamento iracheno, nota che “la violenza generalizzata che assedia l’Iraq dipende da molti fattori e soprattutto da forze esterne al paese. Un fattore importante è l’assenza di un governo e la grande incertezza politica che viviamo, a otto mesi dalle elezioni. I cristiani vengono attaccati perché sono i più deboli, i più vulnerabili e le vittime più facili da colpire”.
I politici cristiani, afferma, sono preoccupati soprattutto “ per quelle forze che intendono destabilizzare il paese, distruggerne liberà e democrazia. Va detto che gli estremisti non colpiscono solo le chiese, ma anche altre comunità e la gente comune. Sono atti contro l’umanità, che non hanno nulla a che vedere con la religione”, spiega a Fides.
Kanna conclude: “Oggi la società irachena, l’opinione pubblica, tutti i cittadini con una coscienza rifiutano questa cieca violenza. Ma occorre fare di più per fermarla: urge, ad esempio, migliorare la professionalità delle forze di sicurezza. Per questo, come parlamentari cristiani, ci impegneremo direttamente, cercando di controllare l’iter di reclutamento e formazione delle forze di sicurezza che sono chiamate a proteggere le chiese”. (PA) (Agenzia Fides 4/11/2010)

La più grande arma contro la violenza è il perdono

AFRICA/NIGERIA - “È possibile sconfiggere il male con il bene” scrive l’Arcivescovo di Jos, al centro dei recenti scontri
Jos (Agenzia Fides)- “È stato incredibile vedere quello che la crisi del 17 gennaio 2010 ha provocato negli abitanti di Jos e dintorni. La pazzia, che è stata lasciata libera di agire, ha provocato la distruzione di chiese e moschee, con diverse persone costrette a sfollare perché le loro abitazioni e i loro esercizi commerciali sono stati distrutti” scrive S.E. Mons. Ignatius A. Kaigama, Arcivescovo di Jos, capoluogo dello Stato nigeriano di Pleteau, dove periodicamente esplodono violenti scontri intercomunitari (vedi Fides 25/3/2010), con conseguenze molto pesanti per la popolazione locale. Mons. Kaigama, in un articolo pubblicato localmente e inviato a Fides, ricorda che “le persone hanno visto i risparmi di una vita andare in fiamme e i propri cari mutilati o uccisi. La natura comunitaria della vita familiare è stata turbata quando le famiglie divise dalla crisi sono state costrette a vivere a distanza di chilometri, incontrandosi occasionalmente per curare le proprie ferite, per poi separarsi di nuovo”.
Ma non è sempre stato così, perché come scrive Mons. Kaigama, “senza dubbio, la città di Jos è stata una delle città più tranquille della Nigeria, favorita da un clima sereno e dalle bellezze naturali. Il calore e la generosità della sua gente hanno conquistato molti. Negli ultimi decenni, a causa dello sfruttamento minerario dello stagno, si è creato un mix di attività locali, nazionali ed internazionali, che ha fatto sì che cittadini di diversi Paesi si siano installati a Jos. Non stupisce, che lo Stato stesso avesse adottato il nome di “Casa della pace e del turismo”. Purtroppo, la crisi del 2001 ha creato una diffidenza e un’animosità senza precedenti tra la minoranza costituita dalla comunità di coloni musulmani Hausa / Fulani e la maggior parte degli indigeni cristiani. Prima della crisi, entrambe le comunità condividevano in qualche misura le festività, sociali, religiose e politiche, con poco o nessun pregiudizio o discriminazione”.
La Chiesa cattolica insieme agli uomini di buona volontà di altre fedi cerca di porre fine a questa situazione e di aiutare le vittime delle violenze. L’Arcivescovo di Jos ha ricordato in particolare il suo amico, l’Emiro Haruna Abdullahi di Wase, morto di recente (vedi Fides 6/10/2010), come una delle personalità più impegnate nel costruire ponti tra le diverse comunità dell’area. Oltre alla Chiesa locale, anche la comunità cattolica universale è impegnata ad aiutare gli abitanti dello Stato di Plateau a ritrovare la pace, come testimoniato dalla recente visita a Jos di S.E. il Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace.
Mons. Kaigama conclude descrivendo la sua visita nel villaggio di Mazah, che era stato attaccato il 17 luglio. “Sono rimasto colpito dagli striscioni con la scritta: “la più grande arma contro la violenza è il perdono”. Cosa c’è di più vero? Il bene può veramente sconfiggere il male, se c’è la volontà”. (L.M.) (Agenzia Fides 4/11/2010)