Una verità irrisolta

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martedì 22 febbraio 2022

Funzionari statali interrompono la messa celebrata dall'Arcivescovo di Hanoi

 

ASIA/VIETNAM - Funzionari statali interrompono la messa celebrata dall'Arcivescovo di Hanoi
 
Hanoi (Agenzia Fides) - I cattolici dell'Arcidiocesi di Hanoi sono rimasti sorpresi e scioccati quando alcuni funzionari del governo sono entrati in una chiesa nella provincia di Hoa Binh e hanno interrotto la messa che veniva celebrata da Mons. Joseph Vu Van Thien, Arcivescovo di Hanoi. Come riferito a Fides, l'incidente è avvenuto domenica 20 febbraio nella parrocchia di Vu Ban, la chiesa è la più grande della città, e può ospitare oltre cento persone. Alcuni funzionari vietnamiti che indossavano elmetti, per motivi sconosciuti hanno interrotto la messa delle 10 celebrata dall'Arcivescovo. "È stato piuttosto spiacevole e preoccupante vedere la liturgia interrotta dalla presenza di diversi funzionari statali", ha affermato una nota dell'Arcidiocesi di Hanoi, riferendo dell'indignazione espressa dalla comunità locale.
Agenti della sicurezza in borghese hanno interrotto il servizio liturgico. Guidati dal capo della locale sezione del Partito Comunista, sono andati sull'altare, ordinando con voce alterata all'Arcivescovo di interrompere immediatamente la liturgia e di disperdere l'assemblea.
Non era chiaro il motivo per cui i funzionari del governo sono intervenuti e hanno interrotto la Messa.
L'Arcivescovo Joseph stava celebrando l'Eucarestia della settima domenica del tempo ordinario con altri sacerdoti diocesani nella speciale occasione delle "Giornata missionaria dell'Arcidiocesi". I concelebranti e i parrocchiani hanno fatto del loro meglio per proteggere l'Arcivescovo Joseph e hanno chiesto ai funzionari di abbandonare la chiesa, lasciando che la liturgia terminasse. Dopo lo spiacevole incidente, la santa messa è ripresa anche se l'assemblea era sbalordita e scossa.
Sia i cattolici di Hanoi che i credenti di altre religioni in Vietnam, hanno stigmatizzato la palese violazione dei diritti umani e della libertà di culto. “Per la prima volta vedo funzionari del governo locale avvicinarsi all'altare e interrompere la Santa Messa senza aspettare che termini, come invece avveniva in passato; e per la prima volta li vediamo rivolgersi ai sacerdoti con violenza, mancando di rispetto ai ministri sacri. E' una azione brutale e illegale. È una palese blasfemia e un sacrilegio”, ha affermato p. Peter Nguyen Van Khai, religioso della congregazione dei Redentoristi in Vietnam.
Secondo un rapporto rilasciato nei giorni scorsi dalla Commissione Internazionale per la libertà religiosa del governo Usa (United States Commission on International Religious Freedom. USCIRF) il Vietnam continua ad essere un "paese di particolare preoccupazione" per quanto concerne la libertà religiosa, in quanto consente ai suoi cittadini di praticare liberamente la propria religione, ma "la persecuzione del governo continua a essere una dura realtà di fronte a gruppi religiosi indipendenti non registrati", nota il rapporto. Inoltre, le autorità continuano a sottoporre i credenti e i difensori della libertà religiosa a pene detentive a lungo termine.
(SD-PA) (Agenzia Fides 22/2/2022)

venerdì 18 febbraio 2022

Agenzia Fides: Abolita la pena di morte: un passo avanti della nazione nella tutela della vita umana 18 febbraio 2022

 

ASIA/KAZAKHSTAN - Abolita la pena di morte: un passo avanti della nazione nella tutela della vita umana
 
Astana (Agenzia Fides) - “Nel dicembre 2021 si è verificato un evento importante nella storia del nostro Stato: il Kazakistan ha finalmente abolito la pena di morte. Questa notizia è passata ingiustamente inosservata a causa delle rivolte di gennaio. Tuttavia, ora che nel Paese sono tornati la pace e l'ordine, vorremmo riflettere insieme sul significato di questo avvenimento. Il rifiuto della violenza in tutte le sue forme, il riconoscimento dell’illegalità delle torture e l'abolizione della pena di morte nel diritto penale sono il risultato del progresso del pensiero etico nel processo di sviluppo storico e culturale della società”. E’ quanto si legge in una nota inviata all’Agenzia Fides dalla Commissione per le Comunicazioni Sociali della Chiesa cattolica in Kazakistan.
La legge "Sugli emendamenti e le aggiunte ad alcuni atti legislativi della Repubblica del Kazakistan sull'abolizione della pena di morte" è stata firmata dal presidente Kassym-Jomart Tokayev il 29 dicembre 2021: il provvedimento ha abolito ufficialmente la pena capitale e ha riconosciuto l'ergastolo come massimo livello di pena nella repubblica.
Il Kazakistan è arrivato a questo risultato dopo un lungo cammino. La pena di morte, infatti, è stata applicata per i primi 13 anni della storia del Kazakistan indipendente: l’ultima condanna a morte è stata eseguita nel 2003 quando furono fucilati 12 detenuti. Nel 2004 è entrata in vigore una moratoria a tempo indeterminato sull'esecuzione delle condanne a morte, firmata dal primo Presidente, Nursultan Nazarbayev. In totale, dal 1990, in Kazakistan sono state eseguite 536 condanne a morte.
“La violenza - si legge nella nota della Commissione - non può fermare la violenza, la pena di morte è omicidio e uno Stato che consente la pena di morte legittima l'omicidio. Inoltre, non esiste una correlazione provata tra l'uso di questo strumento penale e una riduzione del livello di criminalità. Il costo di un eventuale errore giudiziario, poi, è troppo alto: persone innocenti possono essere portate alla morte per errore. Infine, le misure penali-giuridiche commesse non dovrebbero mirare alla distruzione del criminale, ma alla repressione del reato: imponendo una condanna a morte, attribuiamo permanentemente al condannato lo stigma di criminale, mentre, con il carcere, puniamo il crimine, neutralizziamo la minaccia per la società e diamo al condannato una possibilità di rieducazione”.
Papa Francesco, ricorda il testo pervenuto a Fides, si è più volte espresso per l’abolizione della pena di morte, ritenuta “contraria al Vangelo”. Nell'ottobre 2017, durante la celebrazione del 25° anniversario dell'adozione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ha annunciato la sua decisione di modificarne l’articolo n. 2267, che in precedenza, non escludeva “il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”. Oggi, lo stesso articolo recita: “La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona’, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo".
(LF-PA) (Agenzia Fides 18/2/2022)

mercoledì 9 febbraio 2022

Per la prima volta un cristiano copto diventa Presidente della Suprema Corte Costituzionale (Agenzia Fides 9 febbraio 2022)


 
 
 
AFRICA/EGITTO - Per la prima volta un cristiano copto diventa Presidente della Suprema Corte Costituzionale
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - Il Presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha nominato Presidente della Suprema Corte Costituzionale d’Egitto il giudice cristiano copto Boulos Fahmy, finora vice-Presidente della medesima istituzione. Il nuovo Presidente subentra al giudice Said Marei Amr, dimessosi per motivi di salute, Il decreto repubblicano n°51 del 2022, firmato dal Presidente al Sisi, stabilisce che il nuovo titolare dell’incarico assuma il pieno esercizio delle sua funzioni a partire da oggi, mercoledì 9 febbraio.
Boulos Fahmy, 65 anni, è il primo cristiano copto a occupare la posizione apicale della Corte Costituzionale, fin dalla sua istituzione. È nato il 1 gennaio 1957 e attualmente è il quarto giudice membro della Corte per ordine di anzianità. Nominato alla Procura della Repubblica nel 1978, è salito negli incarichi fino a diventare giudice di Corte d'appello nel 1997 e poi Capo della Corte d’Appello nel 2001. Il giudice copto esercitava il ruolo di vice. Presidente della Corte costituzionale dal 2014, dopo aver occupato la medesima carica per la prima volta dal 2010 al 2012.
Il nuovo Presidente della Suprema Corte Costituzionale è autore di numerosi libri e ricerche di carattere giuridico, e in passato ha ricevuto in più occasioni incarichi di consulente da parte di ministeri e istituzioni governative.
La Suprema Corte Costituzionale d’Egitto è un organo costituzionale giudiziario indipendente della Repubblica Araba d'Egitto, istituito nel 1979, in sostituzione della Corte suprema creata dieci anni prima dal Presidente Gamal Abd el Nasser. La principale funzione svolta dalla Corte è quella di verificare e confermare la costituzionalità di leggi e regolamenti emanati dalle autorità egiziane che ne sono competenti. La Corte Costituzionale è anche istanza suprema a cui ricorrere in caso di conflitti di giurisdizione, ed è chiamata a sciogliere le contraddizioni tra sentenze emesse dall’autorità giudiziaria.
L’articolo 2 della attuale Costituzione egiziana, entrata in vigore nel 2014, riconosce i “principi della Sharia islamica” come “principale fonte della legislazione”. Dopo la Rivoluzione del 2011, nella parentesi in cui il governo fu guidato dai Fratelli Musulmani, la Suprema Corte ha rappresentato uno dei principali fattori istituzionali di opposizione ai programmi di rigida islamizzazione della legislazione egiziana.
I media egiziani hanno presentato la nomina di Fahmy a capo della Corte Costituzionale come un ennesimo segno della volontà del Presidente al Sisi di garantire ai cristiani la possibilità di accedere anche ai vertici delle istituzioni egiziane. Intanto, come riferito dall’Agenzia Fides (vedi Fides 11/1/2022), Il Parlamento egiziano si appresta a approvare la nuova legge sullo statuto personale dei cittadini cristiani. Una legge attesa da decenni dalla Chiesa copta ortodossa e dalle altre Chiese e comunità ecclesiali presenti in Egitto, che conterrà anche disposizioni rilevanti su delicate questioni inerenti al diritto di famiglia.
Il coinvolgimento delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Egitto nel lungo iter per la stesura di una nuova legge sullo statuto personale, era iniziato già nel 2014 (cfr. Fides 22/11/2014). Già a quel tempo il Ministero della giustizia aveva sottoposto ai responsabili delle diverse Chiese una bozza della legge, con la richiesta di studiare il testo e far pervenire in tempo breve le proprie considerazioni in merito. I tempi di stesura della bozza si sono allungati soprattutto per i negoziati volti a garantire la formulazione di un testo che, pur essendo unitario, tutelasse comunque i diversi approcci ecclesiali a materie come la separazione coniugale e il divorzio, regolate in maniera differente dalle varie confessioni cristiane.
(GV) (Agenzia Fides 9/2/2022)

lunedì 7 febbraio 2022

Demolito il Centro della Santa Croce di Sant'Antonio in Karnataka- Agenzia Fides 7 febbraio 2022

 


ASIA/INDIA - Demolito il Centro della Santa Croce di Sant'Antonio in Karnataka
 
Mangalore (Agenzia Fides) - Un gruppo di militanti radicali induisti ha distrutto il Centro della Santa Croce di Sant'Antonio, luogo di preghiera e di accoglienza cattolico, costruito 40 anni fa a Urandady Gudde-Panjimogaru, nei pressi della città di Magalore, nello stato del Karnataka, in India meridionale. Come appreso dall'Agenzia Fides, il 5 febbraio scorso membri del gruppo " Shri Sathya Kordabbu Seva Samiti" hanno raso al suolo la struttura. Gli attivisti sono arrivati con un bulldozer, demolendo l'edificio che forniva servizi sociali.
Il Centro della Santa Croce di Sant'Antonio funzionava come centro di asilo e di accoglienza per famiglie disagiate. Circa 30 famiglie del luogo hanno espresso grande angoscia e preoccupazione per l'incidente e si sono ritrovate senza tetto.
L'abbattimento è avvenuto senza alcuna giustificazione legale, mentre la struttura era stata oggetto di una denuncia da parte di gruppi induisti che la ritenevano "illecita" e ne chiedevano la demolizione. Con un ordine specifico, le autorità civili avevano emesso nei giorni scorsi una circolare secondo cui nessuno aveva il diritto di entrare nei locali del Centro fino a un pronunciamento del tribunale, atteso nell'udienza fissata il 14 febbraio.
Antony Prakash Lobo, presidente del Comitato per la costruzione del Centro della Santa Croce di Sant'Antonio, ha presentato un "First Information Report" notando che "questa azione illegale sta creando disarmonia in una comunità amante della pace". “Questo atto è contro la legge, è un palese abuso di potere, in totale violazione di ordini emessi dalla Corte", ha rimarcato.
I cattolici indiani rilevano che sono in aumento le segnalazioni di violenze commesse contro comunità cristiane, strutture e centri di preghiera in tutta l'India. Come riferito a Fides, in un altro incidente, avvenuto sempre il 5 febbraio, una chiesa protestante è stata data alle fiamme dagli abitanti nel villaggio di Kistaram, nello stato di Chhattisgarh, in India centrale. Nel 2021 sono stati segnalati oltre 500 episodi di attacchi a chiese e cristiani.
(SD-PA) (Agenzia Fides 7/2/2022)