Una verità irrisolta

Una verità irrisolta
ispirazione quindi impegno

martedì 16 giugno 2009

Vietnam: le autorità sfrattano suore che aiutano poveri e bambini

◊ Ancora suore private della loro casa, in Vietnam. L’11 giugno, le religiose dell’ordine delle Cross Lovers di Thu Thiem, un suburbio di Ho Chi Minh City, sono state convocate dai responsabili del secondo distretto per un incontro, nel corso del quale sono state informate della decisione delle autorità di “spostarle” dalla loro unica casa, nella quale vivono da almeno 170 anni. E’ stata una notizia terribile per le suore, così come per i bambini della scuola e per i poveri della zona ai quali offrono la loro opera. La loro casa - riferisce l'agenzia Asianews - è situata in appena 15mila metri quadrati di terreno, quello che resta di quello che è stato lasciato loro per vivere e portare avanti le loro attività caritative dopo che le stesse autorità hanno confiscato 100 acri (oltre 40mila metri quadrati) di terreno con la scuola media e superiore, quando l’allora Saigon è stata presa dai comunisti. Dal 1840, le suore avevano speso un’incalcolabile quantità di tempo per trasformare una zona tropicale, umida e boscosa in case, scuole e fattorie vivibili, nelle quali si mantenevano loro e i poveri della zona. Le suore che nella prima parziale confisca della loro proprietà non si erano ribellate, stavolta, dal momento che vengono cacciate dalla loro unica casa, hanno deciso di rompere il silenzio e di non subire un’altra ingiustizia. Vogliono restare nella loro casa e battersi non solo per i loro diritti, ma anche per il bene di coloro che sono beneficiati dalla loro carità: gli svantaggiati e i bambini della scuola. In quel piccolo pezzo di terra, infatti, le suore hanno realizzato una chiesa, un convento, una scuola per lo studio e le vocazioni, una fattoria, una casa di assistenza, una clinica e un asilo frequentato da 400 bambini. Tante vite che saranno colpite se le suore saranno spostate in un altro luogo, dal momento che nessuno potrà seguirle nella nuova sede. (R.P.)

Colombia: dopo la morte di un catechista Chiesa in difesa dei civili

◊ Il Segretariato nazionale di Pastorale sociale della Colombia ha diffuso un comunicato a seguito dell’assassinio di Jorge Humberto Echeverri Garro, 40 anni, professore ed operatore pastorale, rivolgendo un appello all’opinione pubblica nazionale ed internazionale in merito alla situazione di violenza che sta colpendo in maniera indiscriminata il dipartimento di Arauca. Nel comunicato, firmato da mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, direttore del Segretariato nazionale di Pastorale sociale, l’organismo manifesta il suo profondo rifiuto per questo fatto e la sua grande preoccupazione “per la persistenza del coinvolgimento della società civile nel conflitto armato, a scapito degli spazi umanitari e neutrali che la Chiesa cattolica apre in questa zona ed in ogni Paese”. L’11 giugno scorso il professor Jorge Humberto Echeverri Garro, si trovava a Colonos, Panama di Arauca, per partecipare ad una riunione di Pastorale sociale incentrata sui progetti della Chiesa nella zona a favore del rinvigorimento comunitario, in accordo con la Caritas della Germania. Nel corso dell’incontro, un gruppo di guerriglieri ha invaso il centro urbano e si è diretto fino al luogo della riunione dove, senza dare alcuna spiegazione, ha colpito a morte il docente. “Jorge Humberto, oltre ad essere riconosciuto per la sua leadership - si legge nel comunicato - era anche catechista e membro della rete di docenti nell’ambito di un’altra proposta di Pastorale sociale con i Centri educativi gestori di pace e convivenza, che viene attivata in questa stessa zona in accordo con l’ACNUR”. La Pastorale Sociale esprime la sua solidarietà ed il suo sostegno alla popolazione di Arauca, in particolare alla comunità del Panama di Arauca, ed ai parenti delle vittime, esortandoli a non cadere nello sconforto. Allo stesso tempo rivolge un appello ai guerriglieri armati affinché rispettino lo spazio umanitario “e non coinvolgano la popolazione civile negli scontri, garantendo i diritti umani. Con fede rinnovata - conclude il comuinicato - la Chiesa continuerà nel suo impegno per la costruzione della pace in Colombia, accompagnando e fortificando le persone più vulnerabili e colpite dal conflitto armato in corso nel Paese, lottando per la dignità di ogni essere umano, per fare della Colombia una terra di pace”. (R.P.)

Da Radiovaticana

Messico: uccisi un sacerdote e due seminaristi

◊ Mons. Maximino Martínez Miranda, vescovo di Ciudad Altamirano nello Stato di Guerrero, in Messico, ha confermato ieri l’uccisione di un sacerdote, padre Habacuc Hernández Benítez, e di due seminaristi, Eduardo Oregón Benítez e Silvestre González Cambrón, mentre a bordo di una camionetta attraversavano la città per prendere parte a una riunione sulla pastorale vocazionale. Per la stampa locale, le tre vittime sono state colpite alle spalle da alcuni proiettili e sono rimaste probabilmente coinvolte in una battaglia tra bande giovanili del narcotraffico. Per ora la polizia e le autorità della città non hanno dato una versione plausibile dei fatti. L’arcivescovo di Acapulco, mons. Felipe Aguirre Franco, confermando ieri dopo la Messa le prime notizie fornite dal vescovo di Ciudad Altamirano, nel corso di in un breve incontro con la stampa ha ipotizzato che si possa trattare di un terribile incidente. Involontariamente il sacerdote e i due seminaristi possono essere incappati nel mezzo di un regolamento di conti, cosa quasi “normale” in numerose località del Messico, dove spesso la fanno da padrone bande di narcotrafficanti. Esprimendo solidarietà e partecipazione ai parenti delle vittime e ai loro parrocchiani, mons. Aguirre Franco ha annunciato che “le quattro diocesi della provincia ecclesiastica si riuniranno oggi e domani per analizzare la grave situazione che si vive nello Stato di Guerrero” e sicuramente “daremo alla stampa un nostro comunicato”. “Quanto accaduto è un duro colpo per Guerrero e per la comunità della diocesi di Ciudad Altamirano”, ha aggiunto il presule che ha rinnovato il suo appello affinché “si metta fine quanto prima ad ogni tipo di violenza, che spesso usa i cittadini come scudi umani”. Dopo aver ricordato i numerosi fatti incresciosi delle ultime settimane, mons. Felipe Aguirre Franco ha detto con tristezza che ormai si è diventati “ostaggi di questo scontro violento con il quale i cartelli della droga cercano di far quadrare i loro conti”. “Si tratta – ha proseguito - di poteri importanti che operano al sopra di noi cittadini; a volte questi gruppi sono in grado anche di contagiare altre persone che poi imitano questo tipo di violenza con lo scopo d’imporre la legge della giungla”. Infine, l’arcivescovo di Acapulco ha sottolineato la gravità della situazione dicendo che sembra imporsi “la legge delle armi” e ciò, ha spiegato, “tende a far vedere come naturale che i fratelli si uccidano tra loro”. “Le forze armate non sono sufficienti per trovare una soluzione vera e definitiva – ha ammonito il presule - al dramma del narcotraffico e della violenza”. “Ora occorrono azioni - ha concluso mons. Felipe Aguirre Franco - che vadano a risolvere le cause ultime di questa situazione”; per questo bisogna chiedere “con sincerità l’aiuto e l’assistenza di Dio”. (A cura di Luis Badilla)

martedì 2 giugno 2009

Per il mese di giugno, il Papa chiede ai fedeli di pregare affinché i Paesi più poveri siano liberati dal peso del debito estero. Il commento di Sergio Marelli

◊ “Perché l’attenzione internazionale verso i Paesi più poveri susciti un più concreto aiuto, in particolare per sollevarli dallo schiacciante onere del debito estero”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di giugno. Il Papa torna quindi a chiedere un supplemento di solidarietà verso chi è nel bisogno, specie in un periodo di crisi economica. Sul richiamo del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv:

R. - Penso che sia una costante dei messaggi dei Pontefici, che all’avvicinarsi dei grandi appuntamenti internazionali - in questo caso il vertice del G8 all’Aquila, che si terrà il prossimo 6-8 luglio - richiamano questa necessità di preoccuparsi anche dei Paesi poveri. Mi sembra che quest’anno, in questa congiuntura economica finanziaria così grave, tale richiamo sia oltremodo opportuno. Pensare di trovare delle soluzioni a questa crisi, che si è abbattuta anche su noi, in Italia, senza pensare a delle soluzioni globali che coinvolgano anche i Paesi poveri sia, fondamentalmente, come pensare a una “non soluzione”.


D. - Nel recente discorso ad otto ambasciatori ricevuti in Vaticano per le lettere credenziali, il Papa ha messo l’accento su due punti: solidarietà verso i più bisognosi e sobrietà nello stile di vita. E’ lungo queste due direttrici che si può davvero invertire la rotta?


R. - E’ un messaggio che noi accogliamo con grande favore perché Focsiv con i suoi volontari, in qualche modo, ha sempre cercato di incarnare esattamente questa idea, cioè che insieme alle grandi scelte che bisogna fare - la cancellazione del debito, stanziare risorse adeguate per aiutare i Paesi poveri, mettere in atto dei meccanismi e riformare le strutture perché ci sia più giustizia a livello planetario - occorra anche un atteggiamento personale. Molti cittadini che incontriamo nel nostro lavoro ci dicono: “Ma noi che cosa possiamo fare?” Il nostro messaggio è sempre quello che Benedetto XVI ha ricordato: ci vogliono le grandi scelte ma occorrono anche delle scelte di vita quotidiane, piccole, costanti, che vengono fatte a livello individuale… quello che il Papa definisce giustamente “uno stile di vita più sobrio”, perché questo livello di consumi non ci consentirà di lasciare alle generazioni prossime un futuro che sia sostenibile.


D. - Nella Messa di Pentecoste il Papa ha sottolineato che, accanto a un inquinamento ecologico, c’è anche un “inquinamento del cuore e dello spirito”. Non è possibile un’economia senza etica, ci ricorda il Papa…


R. - L’etica viene prima di tutto. I fondamenti dei valori devono essere quelli che orientano e che guidano le scelte in tutti i campi della vita politica e sociale. Un’economia e una finanza che non siano ispirate e orientate al bene comune e, quindi, a dei valori etici, portano a dei risultati e a delle situazioni che purtroppo oggi stiamo constatando anche noi nei nostri Paesi ma che, soprattutto, stanno vivendo i Paesi poveri e le popolazioni povere del Sud del mondo. La massimizzazione del profitto, anche a costo di violare, di calpestare i diritti umani, è una di quelle storture che portano a un sistema malato. Porta a quelle che Giovanni Paolo II chiamava le “strutture di peccato”. Penso che riporre l’etica, oggi, nei fondamenti delle scelte personali e delle scelte collettive sia il grande imperativo e la grande urgenza cui giustamente la Chiesa ci richiama.

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